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domenica 14 novembre 2010

Cos'è il talento...? part 1

Il talento è una di quelle parole talmente usate ed abusate da diventare poi difficilmente imbrigliabili entro una definizione semplice ed esaustiva. L’argomento è ovviamente molto vasto, dai confini non sempre nitidi e affrontarlo in modo esauriente risulta un’impresa molto ardua  per chi osa inoltrarsi nel volerne individuare e analizzare tutte le componenti e le implicazioni. Almeno per il momento, non resta che rassegnarsi all’impossibilità di trovare una definizione univoca e cercare di indagare alcuni aspetti del fenomeno senza voler per forza trovare una definizione assoluta che lo spieghi in ogni sua forma ed espressione.
Una delle definizioni possibili potrebbe perciò riferirsi al concetto di replicabilità delle prestazioni ottimali, le cosiddette peak performance ovvero prestazioni sportive, lavorative,artistiche, ecc..che avvengono in condizioni psicofisiche  tali da consentire di ottenere, senza sforzo percepito, risultati che vanno oltre le normali aspettative. È una sorta di “stato di grazia” (Flow) in cui la realtà fisica e mentale sembra fluire attraverso canali emotivi, cognitivi, percettivi, alternativi e che fa sì che tutto sia volto ad una naturale e spontanea perfezione in cui la prestazione possa acquisire qualità che vanno oltre i normali livelli di rendimento. Questa esperienza “può essere definita come un  comportamento che trascende ciò che normalmente ci si potrebbe attendere in una data situazione, con un utilizzo superiore delle potenzialità umane” (C.Robazza).
L’elemento imprescindibile perché tale esperienza possa manifestarsi è che il soggetto si percepisca in equilibrio ovvero che ritenga di possedere le capacità necessarie per affrontare con successo le richieste situazionali e le difficoltà del compito. A questo punto il soggetto acquisisce un atteggiamento mentale positivo verso il compito da affrontare e un controllo della situazione che gli consentiranno di migliorare la prestazione stessa.
Questo stato mentale viene raggiunto da molti atleti ma spesso è un evento involontario e sporadico, se non unico, dal momento che raramente c’è una reale consapevolezza di come ciò avvenga. Gli atleti che invece riescono ad individuare e leggere consapevolmente quali meccanismi sono intervenuti ad innescare questa condizione psicofisica, potranno replicare l’esperienza mettendo in atto delle strategie opportune in modo spontaneo oppure ricorrendo ad un allenamento mentale specifico.

Luca Ricci

Continua....

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