In quest’ottica, il talento diventa proprio la capacità di rendere replicabili tali condizioni fisiche e mentali e quindi anche le prestazioni eccezionali. Questo può quindi avvenire sia in modo spontaneo, naturale, sia per una ricerca attiva dettata da un impegno costante verso l’individuazione, l’analisi e l’allenamento di determinate abilità psicofisiche. Ed è in quest’ultimo caso che possiamo dire che il vero talento si identifica con l’impegno stesso e la replicabilità di prestazioni eccellenti diventa una caratteristica determinante per identificarlo.
Dal momento che molti atleti hanno osservato come le loro migliori prestazioni avvengano in condizioni in cui la mente è libera da pensieri razionali, Hall (1982) ha avanzato l’ipotesi che ciò possa accadere per il simultaneo coinvolgimento di entrambi gli emisferi cerebrali. Le prestazioni migliori, in qualsiasi ambito, sembrerebbero infatti avvenire solo quando i due emisferi cerebrali, normalmente specializzati in funzioni differenti, non operano più in modo asimmetrico e separato ma come un sistema altamente integrato e interconnesso. Nell’ambito più specificamente sportivo, la capacità di integrare molte informazioni contemporaneamente è fondamentale per poter essere in grado di adattarsi alle richieste situazionali, per poter correggere errori e sviluppare strategie (emisfero sinistro) spesso in modo creativo (emisfero destro). Il loro cervello deve essere costantemente “collegato” nel senso più specifico dell’interconnessione costante tra i due emisferi e le loro funzionalità specifiche.
Una recente ricerca della City University di Londra ha evidenziato, inoltre, come l’allenamento sia in grado di produrre modificazioni e miglioramenti non solo a livello fisico ma anche a livello neurale e cognitivo in atleti di alto livello. “Le abilità proprie di questi atleti d’élite sono correlate con modificazioni strutturali nelle aree di senso del cervello e in quelle associate con il movimento ” (K. Yarrow) . Ciò potrebbe spiegare l’eccellenza sportiva dato che questi atleti utilizzano soprattutto tali aree cerebrali, e in modo estremamente efficiente, e riescono quindi ad essere molto precisi nell’esecuzione del gesto atletico, a compiere movimenti “fini” al limite della perfezione, a prendere decisioni rapidamente attuando strategie sempre nuove ed efficaci anche quando sono sottoposti a forti pressioni. In sintesi, questi atleti di talento, riescono a replicare prestazioni ottimali in situazioni e condizioni differenti e più si impegnano negli allenamenti più sono in grado di ottenere gli strumenti fisici e cognitivi necessari per ottenere prestazioni di successo.
La “proporzione aurea del successo” sembrerebbe così nascere dal giusto equilibrio di due componenti fondamentali: talento e impegno.
Luca Ricci
Luca Ricci
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